da “Vite senza fine” di Ernesto Franco Einaudi

Se guardate nelle cassette degli attrezzi, trovate chiodi vari, 

broccame, gruppini, coronati, cambrette, punte a testa piana, 

sellerine, semenze ramate, chiodi da ribadire di ogni misura di ferro, 

di acciaio, di ottone …ecc.

“Perché ci siamo inventati tante forme di una stessa cosa?

Non sono sempre così utili.

É che quei piccoli segmenti di ferro, che alla fine dell’opera non 

si vedranno, misurano la nostra vita, siamo noi, i nostri gesti, 

le nostre mani, la fatica e il tempo. 

I chiodi sono meno evanescenti della nostra fatica, 

ma ugualmente anonimi e invisibili, tranne per chi li vende (e produce) 

e nel momento che si acquistano.

Chi vende (e produce) chiodi, vende agli uomini l’idea concreta 

del loro lavoro.

Per questo, credo, ad alcuni piace anche conservarli in ordinate 

piccole scatole. Sono una potenza, un fare in attesa.

Esistono anche i chiodi di garofano, è vero, 

ma sono stati inventati dopo quelli di ferro”.